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Minerali clandestini 2016

Una nuova campagna per chiedere ai leader europei di deliberare urgentemente un regolamento sui minerali provenienti dalla aree dei conflitti

Comunicato stampa congiunto
FOCSIV, JUSTICE &PAIX, EURAC

Roma, 7 marzo 2016. Ad un mese dell'inizio dei negoziati tra il Parlamento europeo, la Commissione Europea e i 28 Stati membri dell'Unione Europea che formano il Consiglio, sulla legge per la regolamentazione del commercio dei minerali provenienti dalle aree di conflitto, FOCSIV con CIDSE, EurAc e Justice & Paix lanciano una campagna per tenere alto il livello di attenzione su quanto sarà deciso a Bruxelles.
Da alcuni giorni è possibile firmare, sulla piattaforma della campagna, una lettera dei cittadini europei ai politici dell'Unione nella quale si esprime la profonda preoccupazione che "i prodotti che si comprano potrebbero nascondere storie di sofferenza", consci che per l'estrazione dei minerali sono sfruttati uomini, donne e bambini, arricchendo bande armate che agiscono in paesi come il Congo. I minerali sono commerciati il più delle volte illegalmente e sono utilizzati per produrre, ad esempio, cellulari e computer. L'acquisto di minerali di dubbia provenienza, da parte delle aziende rende, queste ultime, "complici" delle bande armate. I cittadini europei chiedono che dal negoziato europeo si arrivi ad un regolamento che ponga al centro la dimensione etica della produzione e del commercio, piuttosto che anteporre il profitto ai diritti umani.
Lo scorso maggio, grazie ad una mobilitazione ed una forte pressione dell'opinione pubblica, il Parlamento Europeo ha votato a favore di un regolamento ambizioso e vincolante. Questo ottimo risultato, tuttavia, rischia di essere inficiato: molti Stati membri dell'Unione Europea si oppongono alla promulgazione di una legge vincolante mentre sono favorevoli a ratificare un sistema volontario e parziale. Sistema non sufficiente a porre realmente fine al commercio dei minerali dei conflitti e non in grado di garantire che i prodotti elettronici acquistati ed usati dai cittadini europei non nascondano storie di violenza e sofferenza.

Con l'approvvigionamento dei minerali provenienti da aree di conflitti o ad alto rischio le imprese europee, non obbligate ad effettuare controlli adeguati sulla catena commerciale, rischiano di contribuire ad alimentare la violenza a scapito dei diritti umani, della pace e dello sviluppo. L'approccio volontario permette che i minerali dei conflitti siano presenti nei nostri computer, telefoni, automobili ed in tutti i dispositivi elettronici.
Bernd Nilles, Segretario Generale CIDSE, ha sottolineato come "con questa campagna, i cittadini europei potranno agire e mostrare ai propri rappresentanti che non vogliono essere complici di questo commercio criminale. Confidiamo che i messaggi rivolti ai decisori europei li incoraggeranno a mettersi all'altezza della situazione e a promulgare questo regolamento, facendo proprie le preoccupazioni della cittadinanza europea."

Gianfranco Cattai, Presidente FOCSIV – Volontari nel mondo, ha aggiunto che "in questa fase finale del processo decisionale è fondamentale che i leader politici europei sappiano riflettere i valori fondanti su cui si basa l'Unione Europea. Solo un regolamento efficace, basato su un approccio vincolante, potrà garantire trasparenza nel commercio dei minerali e tutelare le popolazioni vulnerabili vittime di un sistema in cui l'uomo è sfruttato per arricchire pochi signori della gerra ed alcune imprese complici. L'Unione Europea non perda occasione di mostrare responsabilità e autorevolezza sulla questione dei diritti umani." Per una legislazione che contribuisca realmente a rompere i legami tra risorse naturali e conflitti, invitiamo i politici a:
1. Mostrare la propria leadership su questo tema, sostenendo i requisiti obbligatori di dovuta diligenza lungo l'intera filiera produttiva.
2. Sostenere un regolamento che sia conforme alle linee guida dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) sui Minerali dei conflitti: - garantendo che tutti gli obblighi di diligenza siano coerenti con gli standard OCSE;
- coinvolgendo le imprese importatrici di metalli e, in particolare, le aziende che vendono nel mercato dell'Unione Europea prodotti contenenti minerali contemplati nel regolamento;
- utilizzando nel regolamento un linguaggio che rifletta la natura flessibile e progressiva delle regole di dovuta diligenza per consentire anche alle piccole imprese di partecipare attivamente al controllo del commercio.

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Alcune note
Aggiornamento sul regolamento relativo ai minerali dei conflitti:
In assenza di un efficace sistema di regolamentazione, i cittadini europei non possono essere sicuri che i prodotti che acquistano e utilizzano quotidianamente non nascondano violazioni dei diritti umani. Per affrontare questo problema, la Commissione Europea ha proposto il regolamento sui minerali dei conflitti nel marzo del 2014.
La proposta è stata deludente sotto diversi punti di vista: un sistema di autocertificazione cui le aziende possono aderire volontariamente e che si applica solo a 19 fonderie e raffinerie con sede nell'UE, non coprendo tutti i prodotti che entrano nel mercato comunitario che contengono i minerali considerati nel regolamento.
A maggio 2015 il Parlamento Europeo ha rafforzato la proposta ed ha chiesto a tutte le aziende europee, che producono o importano componenti e prodotti finiti contenenti i minerali contemplati nel regolamento, di controllare in modo obbligatorio il proprio sistema di approvvigionamento assicurandosi che non si stia alimentando i conflitti o non si sia complici di violazioni dei diritti umani. Pur rimanendo ancora alcune lacune, abbiamo accolto con favore questo voto, che costituisce un grande passo in avanti rispetto alla prima proposta. Tuttavia, il compromesso, deciso dal Consiglio europeo lo scorso dicembre e che prevede un approccio volontaristico, indebolisce di fatto quanto stabilito in maniera progressista dal Parlamento europeo. Ora la fase decisionale è quella costituita dai negoziati tra il Parlamento, il Consiglio e la Commissione.

Dopo mesi di negoziati, Commissione, Consiglio e Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo per rendere obbligatoria la tracciabilità dei minerali importati nello spazio UE.
Il regolamento ha l'obiettivo di arginare il traffico di minerali (come stagno, tantalio, tungsteno, oro) provenienti da aree di conflitto, venduti per la maggior parte alle imprese produttrici di tecnologia, estratti in maniera illegale da eserciti e organizzazioni criminali che sfruttano le popolazioni nel lavoro delle miniere.

Quattro i punti principali dell'accordo:
Due diligence (dovuta diligenza) obbligatoria per gli importatori. I controlli di due diligence, condotti secondo le linee guida OCSE, dovrebbero essere obbligatori per gli importatori di metalli (stagno, tungsteno, tantalio e oro), provenienti da zone di conflitto e ad alto rischio. Autorità competenti degli Stati membri avranno il compito di assicurare il rispetto delle norme da parte delle imprese, e di determinare le sanzioni per il mancato rispetto delle stesse, con il monitoraggio della Commissione europea.
Nessun onere per le piccole imprese. Le piccole imprese che importano questi minerali non sono tenute a rispettare il sistema di due diligence, per non essere appesantite da oneri burocratici eccessivi, mentre i metalli riciclati, giacenze europee e derivati sono esclusi dal regolamento.
Obblighi di informazione per i grandi produttori e venditori europei. Le grandi imprese europee (con più di 500 dipendenti, soggette quindi alla legislazione UE sulla "rendicontazione non finanziaria") che producono o vendono prodotti che contengono stagno, tantalio, tungsteno e oro saranno incoraggiate a riferire sulle proprie pratiche di approvvigionamento sulla base di una nuova serie di indicatori che saranno sviluppati dalla Commissione Europea. Inoltre, queste aziende potranno accedere ad un registro istituito dalla Commissione e riferire spontaneamente sulle loro pratiche di due diligence.
Clausola di revisione. La Commissione Europea riferirà al Parlamento sull'efficacia della nuova legge, sia in termini di impatto sul terreno che di adempimento da parte delle imprese, prendendo in considerazione l'eventualità di modificare il regolamento inserendo nuovi e maggiori obblighi vincolanti per le imprese.

Bernd Nilles, segretario generale di CIDSE, ha riconosciuto che "c'è stato un primo passo nella giusta direzione grazie agli sforzi di coloro che hanno lavorato duramente per garantire un approccio obbligatorio sul commercio dei minerali dei conflitti, pur deplorando che i cittadini europei non avranno ancora alcuna garanzia che i prodotti tecnologici che acquistano non nascondano storie di sofferenza. La decisione che è stata presa non mette al centro le persone, soprattutto le più deboli e, per questo, non riflette i principi di un'Unione Europea virtuosa".
Mentre Gianfranco Cattai, Presidente FOCSIV: "Accogliamo la decisione dell'UE sui minerali dei conflitti con molti dubbi sulla sua efficacia. Le lobby delle imprese, a nostro giudizio, hanno avuto più peso rispetto alla domanda delle organizzazioni della società civile che chiedevano un accordo ambizioso e di alto respiro per salvare migliaia di uomini, donne e bambini dallo sfruttamento e dalle violenze perpetrate dai signori della guerra che gestiscono l'estrazione e il commercio illegale di minerali provenienti da aree in conflitto. Quello che abbiamo ottenuto ieri sera è un piccolissimo traguardo ma poco o niente cambierà per coloro che sono quotidianamente colpiti dalle violazioni legate all'attività estrattiva.
La resa dei conti - conclude Cattai - ci sarà grazie alla clausola di revisione, quando i leader UE saranno costretti a rafforzare l'obbligatorietà delle norme per un reale impatto del Regolamento
".

Molto lavoro ci attende nel seguire le negoziazioni tecniche in vista del voto formale del Parlamento Europeo (Marzo/Aprile 2107) e nel monitoraggio dell'implementazione della normativa a livello nazionale, un lavoro di promozione di giustizia che seguiremo con costanza, responsabilità e determinazione.
Nel documento scritto da FOCSIV "Finalmente il nuovo regolamento europeo sui minerali dei conflitti" si riportano le attività, gli strumenti e i risultati della campagna sui Conflict minerals che ha visto la Federazione impegnata in prima linea nella promozione della giustizia sociale per tutti gli uomini e donne del pianeta.
AMI ONLUS, in questi anni ha aderito e sostenuto questa tematica, con una forte attività di rete e come membri italiani di EURAC.

Consulta anche: EURAC

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